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Chi siamo

Si è già aperta tra noi passionisti la domanda: “Quale il volto futuro della Configurazione?”. Comprendiamo, almeno “in nuce”, che l’attuale processo aperto in Congregazione sia un passo serio ed esigente, ci rendiamo conto che si sta cercando la forma di solidarietà più stabile ed estesa, anche a livello giuridico, delle precedenti esperienze di collaborazione nelle Conferenze, altrimenti non avrebbe senso questo enorme movimento in atto in Congregazione. Incontrando il Consiglio Generale ho posto la domanda sulla differenza tra Conferenze precedenti e Configurazioni attuali: mi è stato risposto che nelle Conferenze ci si aiutava a risolvere i problemi o ad animare la vita di ogni gruppo, mentre nella Configurazione si agisce come “corpo unito”.

La Ristrutturazione infatti è stata presentata fin dall’inizio, specie dal Padre Generale, come un cambiamento in profondità nella Congregazione, sia a livello spirituale sia a livello strutturale. Si tratta certamente di intervenire sulle strutture (come dice la stessa parola, altrimenti restebbero solo parole, considerazioni e … pii desideri): “La pianificazione deve permetterci di creare un ponte tra il passato, la nostra realtà attuale e il futuro per individuare i cambiamenti anche strutturali che dovremo effettuare per dare maggiore efficacia alla nostra vita e missione. Questo infatti è il motivo e il fine del Processo di Ristrutturazione in atto nella Congregazione” (BIP 15, ottobre 2007, p. 10).

Ma la Ristrutturazione tocca anche la nostra “realtà totale” e non solo le sue strutture, interessa le menti, i cuori, le coscienze: essa interpella e verifica le nostre convinzioni, le motivazioni spirituali, il carisma, la vita comunitaria, la formazione e l’apostolato, l’economia…, e deve aiutare il rinnovamento della nostra Congregazione in modo che essa sia in grado di dare risposte alle problematiche nuove dei religiosi e alle cambiate situazioni del mondo e della Chiesa di oggi. La Ristrutturazione è una “chiamata di Dio alla conversione per una nuova fedeltà creativa alla vita comunitaria, alla preghiera, alla missione e alla solidarietà concreta all’interno della Congregazione e verso i poveri…, un mezzo per dare vitalità rinnovata alla Congregazione…, e questo ci costringe ad andare alla radice stessa del nostro essere consacrati alla Passione di Gesù” (Idem, pp. 10-11).

Tutto ciò ci ha quindi spinti a domandarci, nella riunione in Bulgaria, quale potrebbe essere il volto ideale e futuro della nostra Configurazione come “corpo unito”, quale la sua espressione giuridica migliore per garantire e sostenere in tranquillità e continuità le nostre scelte di solidarietà. Si è incominciato in pratica a domandarci, anche se non esplicitamente: la nostra Configurazione potrà agire come corpo unito senza alcuna propria capacità decisionale centrale, senza solidarietà operativa con capacità decisionale?

Qualcuno si domanda se non sia già necessario fin da adesso descrivere quale potrebbe essere l’ideale massimo a cui può tendere una Configurazione come la nostra. Il cammino ed i risultati possono essere diversi da una Configurazione all’altra. Da sempre, infatti, si è affermato che il concetto di Ristrutturazione non sarà da assumersi in forma unilaterale in tutte le parti della Congregazione, ma flessibile (“criterio della flessibilità”). Ma la nostra Configurazione dove può e deve arrivare? Si aspetta su questa domanda un intervento dell’Autorità Generale perché non sarà facile avere su di essa risposta solo dalla base.

Per ora non abbiamo raggiunto una convergenza sull’argomento, ma solo si sono programmati semplici progetti nei campi della formazione, del personale e della finanza. Non è facile allontanarsi dal presente conosciuto per avviare il nuovo da scoprire e da iniziare. Tuttavia qualcuno di noi si spinge ad ipotizzare la Configurazione in una forma di comunione intelligente tra le nostre Province, che sappia. contemporaneamente, esser vera, stabile ed efficace unità tra Province, anche giuridica se necessaria, ed insieme rispetto delle loro identità culturali e territoriali. Altri, legittimamente, non sentono il bisogno di cambiamenti così radicali e sono certi che si possano ugualmente raggiungere i benefici della Ristrutturazione, rimanendo una semplice Confederazione di Province e mantenendo in pienezza e come sempre la propria autonomia. La loro paura è proprio di perdere l’identità e l’efficacia sul territorio, rinunciando alla propria autonomia.

Siamo ai primi tentativi e sono comprensibili paura e reticenza nell’aprirci ad un discorso senza preclusioni nella ricerca della massima condivisione dei nostri beni e delle risorse umane e spirituali. Comprensibile pure la sorpresa di alcuni di noi che il dialogo sia già arrivato a queste ipotesi di unione, dato che esse non erano previste all’inizio del nostro cammino, come pure scontata è la preoccupazione che i cambiamenti che vanno a toccare l’autonomia di sempre possano arrecare effetti più negativi che positivi alle persone e al loro apostolato. Dobbiamo avere fiducia e libertà davanti a ciò che lentamente ci farà capire lo Spirito del Signore nel nostro dialogo fraterno: in verità intuiremo sempre più, andando avanti, che una vera ristrutturazione sarà problematica e fragile se fondata su una piattaforma di interessi di gruppo. Ma ora non abbiamo ancora raggiunto questa chiarezza. Noi lo diciamo con grande umiltà e sincerità, ma con altrettanta fiducia di interpretare, lungo il cammino che faremo, la voce dello Spirito. Il nostro è un vero discernimento nello Spirito. Chiediamo anche la vostra collaborazione: troveremo in seguito il modo migliore per coinvolgervi nel processo con l’informazione ed un piano di preghiera.

Abbiamo definito vari progetti comuni, ma ci sono ricerche sul volto futuro della Configurazione. Il cammino presenta, comunque, altre tappe sicure, lungo le quali il Signore e il dialogo ci faranno capire ciò che lo Spirito Santo vorranno da noi per una maggiore vitalità e visibilità della Congregazione. Ci saranno, infatti, altri incontri dei Superiori Provinciali, alternati da analoghi raduni del Gruppo di Studio, per sviluppare la solidarietà tra noi, in particolare nei tre settori della formazione, del personale e delle finanze. Entro il 2009 si terrà anche l’incontro di tutti i Coordinatori con il Consiglio Generale ed un altro in luglio 2010, per preparare il prossimo Sinodo della Congregazione che si terrà a Roma nell’ottobre 2010. Il prossimo Sinodo prenderà atto del lavoro e delle soluzioni intraviste dalle sei Configurazioni, forse darà delle indicazioni più precise sul cammino stesso, prenderà provvedimenti se qualcosa non sta funzionando a dovere. Dopo il prossimo Sinodo ci saranno ancora incontri dei Superiori Provinciali, del Gruppo di Studio, dei Coordinatori con i Consiglio Generale, per preparare il 46° Capitolo Generale del 2012 nel quale, si prevede, la Congregazione deciderà la propria riorganizzazione futura, ritenuta possibile ed utile per la nostra vitalità.

E’ un cammino che prosegue e si arricchirà progressivamente. Nel primo incontro, infatti, abbiamo trattato solo dei primi progetti legati alla solidarietà nella formazione, nel personale, nelle finanze, ma ora si affacciano altri aspetti che non potranno essere ignorati nella costruzione di una Configurazione, per es. la qualità della nostra vita religosa, la missionarietà, la testimonianza passionista nel mondo europeo, la revisione delle situazioni che sono una minaccia permanente del nostro vigore spirituale e della nostra vitalità apostolica, il Movimento laicale passionista, ecc. Non ci salviamo cambiando solo le strutture, anche radicalmente, ma dobbiamo dare fondamentale importanza alla spiritualità della nostra vita religiosa passionista. Solo a partire dalla fedeltà alla nostra vocazione risponderemo alle esigenze di una Ristrutturazione capace, nei cambiamenti della nostra epoca, d’inculturare il carisma nei diversi contesti socio-religiosi e di adeguare le nostre opere e presenze alle esigenze del territorio in cui siamo.

Il cammino costante e progressivo ci aiuterà a guardare la nostra realtà europea nella sua totalità e ciò che prima non sembrava argomento importante lo diventerà nel dialogo successivo. Il cammino c’insegnerà a trarre le conseguenze estreme delle parole che usiamo con facilità, come comunione, unità, solidarietà, a tentare cioè di raggiungere il massimo del loro significato all’interno della nostra realtà, evitando di cadere in continui ed illusori nominalismi. Si tratta di guardare al miglior bene che possiamo e dobbiamo raggiungere, anche al di là delle situazioni o dei “privilegi” attuali legati allo “status quo”: tutti noi vogliamo favorire la nostra vitalità religiosa personale e comunitaria, l’efficacia apostolica, la formazione, le nuove vocazioni, la missionarietà, la tranquillità economica … e non farci illudere dall’attuale nostra incolumità, garantita ancora dalla sostenibilità temporanea e provvisoria della situazione attuale.

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